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Cinema in TV “Volare” sulla vita di Domenico Modugno
Un volo dal Sud nel “Cielo dipinto di blu”. Domenica 17 e lunedì 18 febbraio Giuseppe Fiorello nella parte del cantautore pugliese - di Riccardo Di Salvo e Claudio Marchese -

Le fiction televisive ci fanno compagnia, sostituiscono i teleromanzi che negli anni Cinquanta e Sessanta fecero conoscere a tutto il Paese capolavori della letteratura come “I promessi sposi”, “Mastro don Gesualdo”, “I fratelli Karamazov”. Altri tempi! La TV in bianco e nero, più elegante e intimistica. Gli attori tutti provenienti dal teatro, quasi rapiti dal regista per uno spettacolo che entrava in tutte le case degli Italiani. Oggi è raro che la letteratura di alto livello venga trasposta sul piccolo schermo. Si preferiscono le fiction costruite sulla leggenda di personaggi entrati per sempre nella memoria collettiva. Fausto Coppi, corridore mitico degli anni Cinquanta, Walter Chiari, attore di classe e viveur della “dolce vita” romana. Ora la TV ha scelto un cantautore come Domenico Modugno. Un’artista entrato nel mondo dello spettacolo dopo una serie di provini come attore a Cinecittà, poi esploso in tutto il mondo come interprete della canzone che nel 1958, al festival di Sanremo, sorprese pubblico e critica per il suo stile innovativo. Il brano, composto da Franco Migliacci e dallo stesso Modugno si intitolava “Volare”. I versi erano uno sberleffo alla canzone sentimentale ma sdolcinata e l’interpretazione del cantautore pugliese rimase memorabile, per la sua voce antimelodica e per la sua gestualità istrionica. Modugno si rivelò un vero e proprio “animale da palcoscenico”, per usare un’espressione che fu poi attribuita a pochissimi altri interpreti. Modugno convinse il pubblico che un ragazzo del Sud, incompreso nel paese d’origine, potesse diventare simbolo della nuova Italia del nascente boom economico. La fiction andata recentemente in onda su RAI 1 ha ricostruito il privato e il pubblico dell’artista dagli anni della gavetta ai trionfi internazionali. Adattissimo alla parte Giuseppe Fiorello, straordinariamente simile a Modugno fisicamente e nella gestualità teatrale. Nella fiction la storia si sviluppa attraverso continui flash – back. Durante una serata alla Bussola di Viareggio, tempio italiano delle star della canzone, l’artista elegantemente vestito di nero racconta al pubblico tra cui è presente la moglie, l’attrice Franca Gandolfi, la propria storia, dai tonfi iniziali ai trionfi della sua straordinaria carriera. Lo vediamo giovane durante i provini a Cinecittà. Un giorno suona alla porta del grande De Sica e il maestro lo riceve, senza farlo entrare, accontentandolo con alcune banconote e complimenti per la sua bravura. Lo vediamo poi a Milano dove un manager della RCA lo fa cantare in dialetto e lo rifiuta all’istante, dicendogli “Lei canta come un carrettiere”. Infine a Parigi, dove conosce Edith Piaf e Juliette Greco. Modugno si innamora del loro stile, così diverso dalla tradizione melodica italiana ma l’ambiente musicale parigino lo accoglie tiepidamente, finché decide di tornare in Italia dove inizia, dopo una serie di accese discussioni, il sodalizio artistico con Migliacci che in pochi anni trasforma Modugno in un’artista internazionale. Bella la sceneggiatura, splendida la fotografia che ricostruisce un Sud folklorico e una Roma anni Cinquanta in cui si vede anche, in una brevissima apparizione, Anna Magnani che scende dall’auto e saluta Modugno, in compagnia di Franca Gandolfi. Alta è stata l’audience, perché Modugno interpretato da Fiorello riesce a convincere sulla sua forte spettacolarità. Modugno è stato l’innovatore per eccellenza della canzone nazional – popolare che tra il 1958 e il 1963 coincide con il boom economico. Di quell’epoca ruggente rimane ancora oggi il simbolo, colui che ha aperto la strada che porta all’avvento del rock italiano, con Celentano, Mina e Gaber. Triste il confronto con il presente in cui le nuove stelle della canzone svaniscono spesso come meteore. info@riccardodisalvo.it info@claudiomarchese.it