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Ad ognuno la propria superstizione
Gesti scaramantici, oggetti antisfiga e credenze popolari. Che cosa c’è di vero?

Essere superstiziosi influenza ogni tipo di comportamento o di scelta e al tempo stesso coinvolge emotivamente. Oltre alle classiche, tramandate da generazione a generazione (spargere sale, il gatto nero che attraversa la strada, lo specchio rotto, il passare sotto una scala), ogni essere umano prolifera le proprie personalissime scaramanzie:si passa dall’immortale oggetto privato portafortuna, ad un movimento propiziatorio, fino alla frase o parola da ripetere più volte. Alcuni, i più fantasiosi, addirittura combinano la gesticolazione all’uso della parola. Si dà così origine ad alcune “movenze propiziatorie” (la più tradizionale è quella di fare le corna) che si uniscono alle classiche circoscritte nella cultura popolare. Dalla notte dei tempi le superstizioni nascono unendo, in modo sbagliato, il raggiungimento del risultato al modo di agire eseguito in quel lasso di tempo; si crea così una sorta di falsa relazione di causa-effetto tra due eventi in realtà indipendenti. La sorte poi fa il resto, ma quando la fatalità ci mette lo zampino è difficile essere lucidi e sottrarsi all’impressione che il primo sia la causa del secondo, diventa cosa ardua. Proprio per questo motivo se i due eventi coincidono, ecco che subito l’associazione viene colta e letta come rapporto di causaeffetto. Per rendersi conto di come stanno veramente le cose, basterebbe soffermarsi a pensare che nella quotidianità capita di assistere o essere protagonisti di un incidente (facciamo le corna) senza che questo sia preceduto da un gatto nero che attraversa la strada. Secondo un sondaggio quasi il 45% degli italiani e scaramantico e come scaccia guai non esce di casa senza un cornetto rosso, un piccolo ferro di cavallo, un quadrifoglio, la foto di un santino E o… Massimo Polidoro, Segretario Nazionale del CICAP, (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale) e docente di Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca afferma: “Credere che un oggetto, una persona o una frase abbiano il potere di procurare disastri è una profezia che si autoavvera; la persona che si crede sfortunata o jellata altera il suo comportamento e finisce così per causare tali eventi”. Il comitato lo scorso ottobre ha festeggiato i primi 20 anni di attività con più di 50 tra relatori ed esperti: da Piero Angela a James Randi, da Silvio Garattini a Umberto Guidoni, da Raul Cremona a Silvan. Inoltre il 17 luglio scorso aveva organizzato la prima “Giornata anti-superstizione” caratterizzata da una serie di appuntamenti sparsi in tutta Italia. La cosa “buffa” è che tutti i partecipanti avevano l’obbligo di muoversi attraverso una sorta di “Percorso ad ostacoli per superstiziosi”… Si doveva passare sotto una scala aperta, versare a terra del sale, fare in mille pezzi una lettera della classica catena di Sant’Antonio, aprire un ombrello al chiuso e così via. In alcuni casi i partecipanti hanno dovuto eseguire un totale di 13 gesti e azioni ritenute “fortemente pericolose” dai superstiziosi di tutto il mondo. Casi fortuiti o meno a parte, molto spesso c’è un motivo legato ad alcuni avvenimenti della storia che determinano come sfortunati alcuni gesti, oggetti o animali. Nel caso di quest’ultimi i gatti erano oggetto di culto presso i pagani, perciò dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente i Cristiani iniziarono a considerare i gatti incarnazione di Satana e perciò oggetto di persecuzioni. Nel 1233 papa Gregorio IX emanò una bolla con la quale dava inizio allo sterminio nel nome di Dio di tutti i gatti, specialmente quelli neri. Milioni furono le bestie bruciate vive, scorticate, bastonate, crocefisse oppure gettate dai campanili delle chiese durante le feste consacrate. In seguito queste credenze furono abbandonate e in parte dimenticate. Nel caso invece del passare sotto una scala, era ed è pericoloso se sopra c’è qualcuno al lavoro che può involontariamente far cadere un utensile… Per diventare uno dei detti più conosciuti significa che più di qualcuno si è preso una bella martellata in testa! Sono infinite le usanze e le “credenze” che in passato avevano un solido motivo, ma oggi continuano a essere seguite senza neppure sapere perché (leggi alcuni aneddoti in fondo). Nello sport, come nel gioco d’azzardo, l’elemento “scongiuro” è per molti un valore essenziale… nel primo caso fra gli sportivi c’è chi da sempre indossa la stessa maglia, chi invece non si separa da un determinato numero e così via. Nel secondo invece sono mille le cose e i mezzi più impensati, soprattutto quando ci si affida esclusivamente al caso… ad esempio alla roulette o alle lotterie. In redazione c’è qualcuno che (proprio come è successo per le sigarette) promuove l’iniziativa di segnalare alla fine di ogni credenza la frase “È scientificamente non dimostrabile e può nuocere gravemente alla salute mentale”. La maggior parte invece continua con i propri “riti” privati… del resto un po’ di ottimismo non ha mai fatto male a nessuno. Poco importa se poi la forza o il coraggio nascono stringendo in mano uno strano oggetto, infondo non tutte le ciambelle vengono con il buco. Per i più curiosi abbiamo raggruppato i detti che portano sfortuna e il loro significato, così una volta per tutte conoscerete il perché di… - E’ malaugurante sedere a tavola in tredici, perché si ricollega all’ultima cena di Cristo con gli Apostoli (si dice che il primo che si alza da una tavolata di 13 persone sarà il primo a morire) - Il 17 porta sfortuna - nel Medioevo fu il simbolo dei morti per impiccagione e ai tempi dei romani, anagrammando il numero XVII, si otteneva il verbo VIXI che in latino, vuol dire “vissi” (sono morto!) - Il detto “Nè di Venere (venerdì) nè di Marte (martedì) non si sposa e non si parte” è collegato al fatto che martedì è il giorno di Marte dio della guerra e il venerdì, secondo la credenza popolare, è propizio ai diavoli e alle streghe. (venerdì si ricollega anche alla passione di Cristo) - Pestare la cacca porta bene perché durante la Grande Guerra il sistema più efficace per aggirare le mine era quello di camminare saltellando sulle cacche di vacca (dove era passata la vacca poteva passare anche un uomo). - Si tocca ferro per scacciare via la sfortuna perchè il “ferro” nell’antichità era la spada, simbolo di difesa. - Il sale/l’olio che cade per terra o sulla tavola porta male perchè nell’antichità era un bene più prezioso dell’oro e quindi perderne anche pochi grani significava perdere molto denaro. - Il quadrifoglio è un porta fortuna perchè è raro trovarne uno. - Rompere lo specchio dona sette anni di sventura perchè sette è un numero satanico e lo specchio è il mezzo attraverso il quale viaggia e si manifesta il male:romperlo è come moltiplicare il male e permettergli di entrare nel nostro mondo; - Agli attori o in teatro si dice merda perché prima della nascita dell’automobile si utilizzavano le carrozze e quindi se davanti ad un teatro c’era molta cacca di cavallo significava che c’era stato molto pubblico e quindi che lo spettacolo era andato bene.