"Se pisci fuori non hai la classe di Chanel!"
Tutti i segreti sull’eccentrico designer: Karl Lagerfeld
Se pisci fuori non hai la classe di Chanel” è il monito
affisso nella toilette di una delle tante dimore di Karl Lagerfeld,
che è la sintesi figurata dell’operazione documentaria
che Rodolphe Marconi dedica alla personalità irresistibile
e trascinante dello stilista tedesco: una complice intrusione nella
sua vita privata e al contempo nei suoi ambienti di lavoro presso
la maison Chanel rilanciata da Lagerfeld sin dal 1982, “preistoria”
come lui stesso ricorda. Il docu-film Lagerfeld Confidential (89
min, del 2007 ed in visione a partire da luglio attraverso il portale
web www.queerframe.tv) alterna conversazioni confidenziali centrate
sulla personalità del designer, sulla sua visione della vita e
della moda, a momenti del suo lavoro, per il quale sempre mostra
infaticabile dedizione, a schegge del suo passato, raccontato attraverso
le fotografie e i filmati del suo archivio personale. Anche
se, “il passato è cosa passata”, tiene a precisare il maestro
mostrando un’incredibile tensione verso il futuro, l’ottimismo, la
versatilità e la trasformazione, rifuggendo da qualsiasi revisione
analitica delle sue esperienze professionali e di vita e da qualsiasi
tendenza nostalgica per i vecchi tempi, “io sono una strada
che continua…” dice con disinvolto savoir-faire. Sempre a modo,
sicuro di sé, gentile con i suoi dipendenti, verso cui si rivolge con
garbata autorevolezza, di mai spropositato senso dello humor, Lagerfeld
viene per un anno intero seguito dalla telecamera di Marconi
che ne intercetta i suoi continui spostamenti per le principali
città della moda, a bordo di aerei di linea e privati, con tutti i suoi
comforts, la corte di professionisti al seguito, i suoi set di valige,
le attrezzature, i doni per le celebrità amiche. Eppure, nonostante
le immagini proiettano in una dimensione evasiva e distante
dalla realtà quotidiana, fatta di case e arredi da urlo, jet sets e
lustrini, abiti da sogno e modelli mozzafiato, il film restituisce in fin
dei conti il ritratto di un professionista “serio”, di grande umanità;
lavoratore insonne ma solo per piacere; chino sulla sua scrivania
felicemente disordinata; misurato e, nonostante le apparenze,
senza eccessi; un uomo con il giusto distacco dalle cose, per cui
“il possesso è ingombrante”. E ciò, detto fra corridoi di scaffali
pieni di libri e opere d’arte accatastate, dentro ambienti maestosi
stuccati e affrescati e affondando le dita fra contenitori ricolmi
di gioielli per velocemente afferrare la combinazione di anelli da
rivestirgli le falangi, fa onestamente un certo effetto... Riconosce,
dunque, ripetutamente la sua fortuna Karl Lagerfeld, che adduce,
oltre che ad un’educazione tedesca non bigotta e repressiva e
alla figura schietta e solida della madre, al suo atteggiamento leggero
verso la vita, mai drammatico, alla sua forte determinazione
e alle sue idee, che ha sempre avuto il privilegio di sapere come
concretizzare. La moda è il suo habitat naturale, un mondo che
lo diverte, ma che con grande lucidità riconosce essere, effimero,
pericoloso, ingiusto perché non accessibile a tutti. Allo stesso
tempo moda “non significa essere star” o “vita mondana”, ma un
ingranaggio di professionalità disposte alla fatica fisica e a tanta
pazienza, di cui Lagerfeld rappresenta esclusivamente l’empireo
delle idee. Rodolphe Marconi prova senza giri di parole a scucire
particolari della vita sentimentale e sessuale del guru dell’alta
moda francese, ma Lagerfeld, divertito ed evasivo, rimarcando la
“desolante crudezza primitiva” della curiosità del regista risponde
senza nascondere ciò che sin da bambino è piuttosto palese e
senza problematicità alcuna. Una silhouette elegante, impettita,
dalla camminata felpata e dal look eccentrico, sempre impeccabile,
che non è difficile riconoscere in quel monello in costumino
da bagno che, ripreso in 35mm negli anni ’40, impavido del mare
mosso, sgambetta sulla spiaggia, rincorrendo le onde.
Miki Gorizia
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