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Emergenza IMU
Il parere della Consulta nazionale del Caf e del Codacons

“Bisogna stabilire nel minor tempo possibile e in via definitiva le modalità di pagamento della prima rata dell’Imu, in scadenza il 16 giugno” lo chiede con preoccupazione la Consulta nazionale dei Caf, che si trova in questi giorni ad affrontare le legittime richieste d’informazioni di milioni di contribuenti su questa nuova imposta. “Con l’inizio della campagna fiscale i Caf hanno già elaborato le dichiarazioni dei redditi di oltre un milione di persone, alle quali non siamo in grado di dare assistenza né informazioni per l’Imu, se non chiedendo a tutti di tornare più avanti”. Un’incertezza che ad oggi riguarda il 95% dei contribuenti. Sono, infatti, circa il 5% i comuni che hanno già deliberato sulle aliquote da applicare. Ma se la discussione sul dl fiscale farà slittare a fine settembre la scadenza delle delibere, anche questi comuni potranno modificare o correggere quanto stabilito. “Ad oggi è nei fatti impossibile calcolare l’importo dovuto per la rata di giugno. Bisogna trovare una soluzione in tempi stretti - chiede la Consulta - non si possono lasciare milioni di contribuenti senza un chiarimento su quanto dovranno pagare e in che modalità o la situazione diventerà ingestibile. La soluzione per evitare disagi e disservizi proposta dalla Consulta è di predisporre in via legislativa che la prima rata dovuta possa essere calcolata applicando le aliquote e la detrazione definita dalla legge, rimandando al conguaglio con la seconda rata di dicembre, l’applicazione delle aliquote comunali e ovviamente approvare in tempi brevi anche il modello con le indicazioni di pagamento dell’imposta”. Al momento l’attuale norma prevede: 1) per chi affitta (con qualsiasi tipo di contratto) l’aliquota del 7,6 per mille come per tutti gli immobili non destinati ad abitazione principale. Scompare quindi il dimezzamento dell’aliquota che era previsto per gli immobili locati nel precedente Decreto istitutivo dell’Imu. 2) E’semplicemente prevista la facoltà, non l’obbligo, per i Comuni di applicare un’aliquota agevolata del 4 per mille. (Così com’è prevista la facoltà di elevarla fino al 10,6 per mille). 3) Rispetto all’Ici attualmente pagata va considerato inoltre l’aumento della base imponibile del 60%previsto con l’introduzione dei nuovi estimi. 4) La prima casa, quella di abitazione, può beneficiare di una detrazione fissa di 200 euro, più 50 euro per ciascun figlio (fino a 26 anni d’età) che compone la famiglia. 5) La casa concessa in uso gratuito a parenti, a differenza dell’Ici, non viene considerata come abitazione principale. 6) Per chi ha case in affitto, è prevista un dimezzamento dell’aliquota ordinaria, ma solo a partire dal 2015. Ciascun Comune può comunque deliberare una riduzione fino allo 0,4 per cento. 7) Ultimo, ma sicuramente non ultimo, la possibilità di rateizzare la tassa in tre parti; in merito il pensiero del Segretario Nazionale del Partito Pensionati Carlo Fatuzzo sintetizza la riflessione di molti dicendo: “Anche se l’Imu prima casa si pagherà in tre rate, rappresenta un balzello assurdo e profondamente ingiusto perché va a colpire proprio quei cittadini che, con enormi sacrifici e senza chiedere nulla allo Stato, sono riusciti ad avere un’abitazione di proprietà. La realtà vera è che l’Imu prima casa, rateizzata o meno, creerà enormi problemi alle famiglie. La rateizzazione non rappresenta affatto un’agevolazione - ha proseguito Fatuzzo - perché chi non ha i soldi per pagare non li ha né con il pagamento unico né con la rateizzazione”. Per il Codacons il Governo deve fare al più presto chiarezza sulle tasse che i cittadini si troveranno a dover pagare da qui alla fine dell’anno, altrimenti l’incertezza sugli importi avrà ulteriori effetti negativi sui consumi ed il Pil già in calo. “Due i problemi principali: Imu e buoni fruttiferi postali. Buoni fruttiferi postali. Gli uffici postali sono in questi giorni tempestati da richieste di chiarimenti che il personale è impossibilitato a dare, visto che manca il decreto del Ministro dell’economia e delle finanze. La legge parla d’imposta di bollo per buoni postali di valore di rimborso complessivamente superiore a 5000 euro e che l’imposta è dovuta una volta l’anno o alla chiusura del rapporto. Ecco le domande dei risparmiatori rimaste finora senza risposta: complessivamente si riferisce agli interessi maturati e/o alla somma dei singoli buoni posseduti? In caso di buoni cointestati il valore complessivo andrà diviso per il numero dei cointestatari? L’imposta sarà pagata nel momento in cui si chiederà il rimborso del buono o annualmente ci si dovrà recare in Posta? Ma le Poste sono in grado di accorpare tutti i prodotti finanziari sottoscritti dagli stessi cointestatari e quanto costerà quest’operazione? Anche sull’Imu è inaccettabile questo perenne balletto ed incertezza fatto di continue modificazioni: due rate, tre rate, aliquote a giugno, aliquote a settembre”. Il Codacons chiede in primo luogo che sia lo Stato (o il Comune) a farsi carico di mandare a casa del consumatore un modello precompilato (F24, bollettino…) con l’importo da pagare, da pagare in un numero di rate a scelta del consumatore, quindi anche in unica soluzione (almeno dal 2013). “Inoltre deve essere a cura dell’amministrazione pubblica la ripartizione di quanto spetta allo Stato e quanto al Comune e non certo al consumatore che non può essere costretto, oltre a pagare la tassa, anche a dover andare da un commercialista o da un matematico. Infine non si può aspettare fino a settembre per sapere quanto dovremo pagare?”.