L’Antitrust contro la caduta dei capelli
Fari puntati contro Bioscalin, Crescina e Revidox
Occhi rivolti sui prodotti contro le calvizie che promettono miracoli, l’antitrust condanna le aziende produttrici di cosmetici che promettono risultati prodigiosi. Sotto inchiesta gli slogan ingannevoli e le caratteristiche decantate. I diretti interessati cercano in qualche modo di far valere le proprie ragioni, ma le condanne non tardano ad arrivare. Tra botte e risposte entriamo nel vivo della questione. Cominciamo, (per non far torto a nessuno rigorosamente in ordine alfabetico) da Bioscalin con CronoBiogenina.
La Giuliani, società proprietaria del prodotto, attraverso le sue innumerevoli campagne promozionali prometteva la riduzione della caduta dei capelli del 79,9%, una ricrescita del 29% e un aumento del diametro del bulbo del 57,8%. Peccato però che dagli accertamenti istruttori è emerso che il prodotto avrebbe riscontro solo sulle problematiche temporanee e reversibili. Gia nel 2009 il gruppo fu condannato a pagare una sanzione pari a 150 mila euro per pubblicità ingannevole, ma a quanto pare la lezione non è servita a nulla visto che oggi per gli stessi motivi gli è stata comminata una multa pari a 100 mila euro. Diciamocelo francamente: che cosa sono 250 mila euro di multa per una casa farmaceutica di tale spessore? Briciole! L’operazione commerciale globale di certo ha fruttato somme da capogiro. Tali sanzioni fanno sicuramente “parte del gioco” e di certo non hanno scoraggiato la produzione. Basti pensare all’investimento pubblicitario che è stato fatto per capire appena di quali cifre stiamo parlando. Tornando alla sentenza l’antitrust scrive: “Le comunicazioni promozionali del professionista appaiono ingannevoli ed idonee ad indurre nei destinatari la convinzione, contraria al vero. I messaggi diffusi tramite spot televisivi, messaggi stampa ed internet, per le loro modalità di presentazione, lasciano, infatti, intendere ai destinatari che assumendo il prodotto reclamizzato sia possibile ottenere una riduzione della caduta dei capelli piuttosto elevata”.
Copione non molto differente per l’azienda svizzera Labo produttrice di Crescina. Sulla base degli esiti di alcune analisi precedentemente commissionate dall’Istituto superiore di sanità (Iss), il pubblico ministero Raffaele Guariniello ha iscritto al registro degli indagati il titolare della sede italiana di Labo Europa: l’ipotesi di reato è quella di frode in commercio.
L’Iss sostiene che non vi sia “alcuna evidenza scientifica di un’attività del prodotto di far ricrescere i capelli”. Labo Europa replica: “ Siamo sorpresi, ma comunque tranquilli. Dal 1998 Crescina ha ottenuto tre brevetti internazionali: quello svizzero, quello europeo e quello statunitense. Nel corso di questi anni anche in Italia ha ottenuto migliaia di attestazioni di efficacia sottoscritte dagli utilizzatori delle farmacie. Inoltre – continua il portavoce - sono stati eseguiti numerosi test di efficacia svolti da laboratori indipendenti in vari Paesi europei”. Nonostante ciò già nel 2009 la pubblicità di Crescina, che aveva il calciatore Ronaldo come testimonial, fu ritenuta ingannevole dall’Authority che la sanzionò con 240 mila euro di multa.
Altro prodotto, altro imputato, altra pena. L’azienda Paladin Pharma S.p.A produttrice dell’integratore contro la calvizie Revidox è stata condannata recentemente a pagare una multa pari a 150 mila euro.
Vediamo se indovinata per quale motivo… come dite? Per pubblicità ingannevole? Ma come avete fatto ad indovinare?!
Gli slogan del prodotto assicuravano il rallentamento dell’invecchiamento cellulare, il miglioramento del sistema immunitario, della circolazione cardiovascolare e una chioma più forte e folta. Il tutto al prezzo di 45 euro circa per una confezione da 30 capsule.
L’Antitrust dichiara: “Revidox è stato promosso e presentato ai consumatori, attraverso un’ampia campagna stampa, evidenziando alcune proprietà salutistiche, incentrate sull’efficacia del prodotto principalmente ricollegata alla presenza di Resveratrolo, sulla capacità d’invecchiamento cellulare, come anche di migliorare l’apparato circolatorio o lo stato dei capelli e della pelle. In realtà, il prodotto in questione è un integratore alimentare antiossidante, come indicato in etichetta, rispetto al quale non risultano confermate le proprietà vantate”. Inoltre la sanzione obbliga la Paladin Pharma S.p.A alla pubblicazione della sentenza su due settimanali (Gioia e D-La Repubblica delle donne) e due quotidiani (Il Corriere della Sera e Il Giornale). Mani ai capelli o al portafoglio?
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